Stardance by Spider Robinson

Stardance by Spider Robinson

autore:Spider Robinson [Robinson, Spider]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Science Fiction, Space Opera, SF, General, Fiction, Action & Adventure
ISBN: 9781416520825
Google: a1ZNOgAACAAJ
editore: Fanucci
pubblicato: 2006-09-01T10:04:31+00:00


IV

Cadevo attraverso il cielo stellato, tenendomi in equilibrio su una coda di gas fluorescente, come una cometa presa al laccio, concentrandomi sul tenere la schiena dritta e le ginocchia e le caviglie ben strette. Mi aiutava a dimenticare quanto fossi nervoso.

«Cinque,» continuava a salmodiare Raoul, «quattro, tre, due, ora,» ed un anello della sua «fiamma» arancione divampò silenzioso tutto intorno a me. Vi passai attraverso come un ago.

«Stupendo,» mi sussurrò all'orecchio Norrey, parlando dal suo favorevole punto d'osservazione, ad un chilometro di distanza.

Improvvisamente sollevai le mie braccia tese sopra alla testa ed azionai decisamente un contatto. Mentre passavo attraverso l'anello di «fiamma» arancione, la mia «coda» diventò di un porpora intenso, profondo, espandendosi pigramente ed in modo regolare dietro di me. Nella scia color porpora scintillavano delle piccole novae, pulsando ad intervalli regolari: la magia di Raoul. Un attimo prima che i contenitori di colorante fissati ai miei polpacci si esaurissero, azionai il propulsore che avevo sul ventre e mi portai «verso l'alto», secondo una curva sempre più ampia, ed intanto contavo i secondi.

«Fa' luce, Harry,» dissi con voce penetrante. «Non riesco a vederti.»

Le luci rosse mi indicarono che mi trovavo sopra il mio orizzonte immaginario, per cui mi rilassai e spensi il propulsore ventrale, avendo ancora parecchia autonomia. Non mi stavo dirigendo esattamente verso la telecamera, ma le correzioni di rotta necessarie sarebbero state minime e non avrebbero sciupato la curva. Orientandomi con un metodo che chiamerei «delle convulsioni ispirate», spensi il propulsore principale e scelsi dove puntare.

Sulla Terra si può continuare a girare su se stessi indefinitamente senza provare vertigini, se si sceglie un punto e si continua a fissarlo, facendo compiere velocemente un giro alla testa solo all'ultimo istante, per ogni rotazione. Nello spazio questa tecnica non è necessaria: una volta usciti da un campo gravitazionale, i canali semicircolari si riempiono e tutto il sistema dell'equilibrio cessa di funzionare; è impossibile avere le vertigini.

Ma le vecchie abitudini si perdono con difficoltà. Scelta una stella da fissare, mi misi a roteare e, quando ebbi contati dieci giri, la telecamera mi era abbastanza vicina perché la potessi vedere, e si avvicinava sempre più velocemente. Di colpo smisi di roteare, mi orientai e frenai di botto (erano forse tre g) con tutti i propulsori. Feci un bel lavoro: mi trovai fermo davanti alla telecamera, e neanche cinquanta metri. Spensi immediatamente tutto, passai dallo stato di contrazione che è naturale a forti accelerazioni, ad un completo rilassamento, dando tutto quello che mi restava da dare, rimasi così contando fino a cinque e sussurrai:

«Stop!»

Le luci rosse si spensero e Norrey, Raoul, Tom e Linda mi incoraggiarono a bassa voce (nessuno parla ad alta voce, in una tuta stagna).

«Bene, Harry, vediamo la registrazione.»

«Arriva, capo.»

Ci fu una pausa, durante la quale lui riavvolse il nastro, e poi un'ampia superficie di spazio, rettangolare, in distanza, si illuminò lungo i bordi. Le stelle al suo interno si disposero diversamente e cominciarono a muoversi. Comparve la mia immagine e compì le manovre che avevo appena terminato di fare.



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